Per avviare un percorso concreto di transizione verde, è fondamentale comprendere le dinamiche del mercato e osservare con attenzione le pratiche delle aziende del proprio settore, confrontandosi dove possibile e traendo spunti dalle esperienze altrui. Secondo Fausto Grazzini, investire nella sostenibilità è possibile solo quando esistono due condizioni fondamentali: una forte volontà imprenditoriale e la capacità economica di sostenere gli investimenti.
La consapevolezza che questi investimenti possano produrre benefici a lungo termine, sia in termini di competitività che di reputazione, è uno dei principali motori che ha spinto l’azienda verso la sostenibilità. Tuttavia, Fausto invita a guardare oltre il ritorno economico immediato:
“Non si tratta solo di permettere alla mia azienda di guadagnare, ma di farla evolvere per distinguersi per eccellenza e qualità”
La consapevolezza che questi investimenti possano produrre benefici a lungo termine, sia in termini di competitività che di reputazione, è uno dei principali motori che ha spinto l’azienda verso la sostenibilità. Per le micro e piccole imprese, però, il percorso si rivela spesso più complesso rispetto alle realtà di dimensioni medio-grandi. Le difficoltà non sono solo economiche, ma anche organizzative e logistiche. Proprio per questo motivo, Fausto evidenzia l’importanza della collaborazione tra aziende della filiera, soprattutto tra fornitori e subappaltatori, sia in termini strategici che economici. Un esempio concreto è rappresentato dal sostegno ricevuto da parte di un cliente, che ha contribuito a coprire una parte dei costi necessari per l’ottenimento di una certificazione. Questo approccio collaborativo porta benefici reciproci: per una grande azienda, presentare una filiera interamente certificata è un elemento distintivo e qualificante; per una piccola impresa, invece, rappresenta un’opportunità per dimostrare affidabilità, qualità e attenzione alla sostenibilità. Aggiunge Fausto:
“Il fatto di essere certificati da un paio d’anni a questa parte sta portando a un aumento delle richieste da parte dei nostri clienti perché disponiamo di determinate certificazioni.”
Sabrina sottolinea come l’investimento in macchinari e tecnologie all’avanguardia sia cruciale, ma non semplice, soprattutto in assenza di incentivi pubblici adeguati a sostenere il percorso delle imprese. Entrambi ritengono che manchi ancora una cultura diffusa e un’informazione chiara in grado di aiutare le aziende a comprendere appieno le opportunità e i vantaggi della transizione sostenibile.
Infine, entrambi sottolineano la necessità di un intervento più incisivo anche a livello normativo. Un esempio è rappresentato dalla gestione degli scarti tessili, come i feltri, che oggi sono classificati come rifiuti speciali e quindi sottoposti a elevati costi di smaltimento, nonostante possano essere potenzialmente reintrodotti nella catena produttiva. Una normativa più evoluta potrebbe consentire alle imprese di risparmiare e, allo stesso tempo, valorizzare materiali che oggi vengono trattati come scarto, offrendo nuove risorse anche ad altre aziende, che invece sono costrette ad acquistarli.